Laureata in lingue sceglie il web design. Intervista a Manuela Langella

Determinata, coraggiosa, imprenditiva, Manuela Langella è stata una delle prime a entrare nel gruppo di One Year Together, mettendosi in buona luce per impegno, creatività e voglia di fare bene. Ecco perché quando abbiamo deciso di intervistare gli studenti che stanno cominciando a generare qualche risultato, quella di Manuela ci è sembrata una buona storia da raccontare subito.

Napoletana doc, sposata con una figlia, appassionata di grafica web, più che di sviluppo, il suo percorso di crescita nel mondo del web design comincia nel 2003 con un viaggio in Germania, dove attraverso un’amica scopre il vecchio Splinder (ve lo ricordate?), una piattaforma di blogging che ha fatto la storia anche del web italiano, ma che ora è ufficialmente chiusa.

Perché il viaggio in Germania? Perché Manuela è laureata in tedesco. E con quel viaggio stava muovendo i primi passi per crearsi un lavoro in linea con i suoi studi universitari. Ma la passione, almeno con lei, ha prevalso sulle scelte scolastiche. Il web design l’ha presa fino a farle cambiare idea sulle cose da fare per il suo futuro. Niente più tedesco, bensì tanta, tanta formazione pratica per diventare presto una firma importante nel settore del web design.

Il suo sito mlangella.com parla di uno stile romantico. Noi l’abbiamo conosciuta: Manuela è fuoco allo stato puro, è un flusso contagioso di energia e creatività che vale la pena di conoscere meglio.

Buon ascolto!

Trascrizione completa

(La trascrizione è letterale. Per una migliore comprensione conviene ascoltare l’audio dell’intervista)

Carlo: “Bentrovati! Un saluto a tutti quelli che ci stanno ascoltando. Oggi è la prima intervista che facciamo a uno studente di One Year Together. A dire il vero si tratta di una studentessa, ma quando dico studentessa non dovete immaginarvi una teenager con lo zaino in spalla, perché sto parlando di una donna che oramai ha superato l’adolescenza da qualche anno (un paio d’anni), una donna determinata a cambiare vita, a imparare tutto quello che c’è da sapere nel suo settore di mercato. Una donna bella, intelligente, coraggiosa, ma soprattutto imprenditiva e creativa. Creativa in modo romantico come dice lei sul suo sito web. Lei è napoletana e sto parlando di Manuela Langella, veterana di OYT, che è oramai giunta quasi alla fine del nostro percorso insieme. Ciao Manuela, ben trovata, come stai?”

Manuela: “Ciao Carlo, sto bene, grazie. Tu?”

Carlo: “Tutto bene. Senti, vuoi parlarci un po’ di te? La tua storia, la tua vita, i tuoi obiettivi?”

Manuela: “Sì, certo. Il mio percorso di studi è stato qualcosa di completamente diverso da quello che oggi è il mio lavoro, perché io ho cominciato qualche annetto fa a studiare, giusto un paio come dicevi tu prima: mi sono laureata in lingue all’Orientale di Napoli e caso ha voluto che, durante gli anni di università, cominciassi a lavorare facendo docenza di informatica, informatica di base, quindi corsi… sai… Office, patente europea, queste cose qui. Diciamo che la cosa mi piaceva: era un lavoro che cominciava a piacermi. Durante uno dei miei viaggi in Germania, dato che mi sono laureata in tedesco, ho conosciuto nel 2003 (se non ricordo male) un’amica, che mi disse “guarda, se vuoi avere mie notizie, io ho un blog su internet“. Questo era su una piattaforma — non so se la conosci, o se te la ricordi — di nome Splinder. Una piattaforma che oggi non c’è più”.

Carlo: “Sì, me la ricordo”

Manuela: “Questa cosa qui mi incuriosì molto, poiché non avevo mai sentito parlare di blog, nel senso che non sapevo… anzi, lei non mi disse blog, lei mi disse “ho il mio sito“. Quando sono andata a vedere questa cosa, mi ha incuriosito e ho visto che era una vera e propria piattaforma dove chiunque avrebbe potuto registrarsi e, insomma, creare un proprio sito, un proprio blog e parlare di sé o comunque parlare di quello che voleva. La cosa che mi affascinava di più era già allora il template, la grafica di questa piattaforma, che poi all’epoca era molto blanda. Si usavano ancora le tabelle, non come oggi, era…”.

Carlo: “Embrionale, va”

Manuela. “Esatto, sì. Cominciai a navigare. Cominciai a vedere un po’ tutti i blog, a girarmi un po’ intorno. Vedevo che ognuno aveva il suo stile, ognuno aveva il suo carattere , ognuno scriveva quello che gli pareva. E questa cosa incominciò ad affascinarmi. Da quel momento mi è scattato… (come si dice!?) il pallino. Mi è venuto il pallino, che è stato proprio quello di capire come si creava, chi è che creava questa cosa, chi è che costruiva questo template che poi poteva essere utilizzato per parlare di sé, per parlare degli argomenti che più interessavano. Da lì in poi è cominciata questa cosa. Cominciai a girare, non avevo idea di che cosa cercare. Cominciai a vedere chi creava questi template — che poi erano ragazzi, ragazzini all’epoca che utilizzavano il codice. Da là ho cominciato a imparare l’HTML. L’HTML e i CSS. Mi piaceva graficamente creare… il banner, la grafica di questo o di quello. Cominciai anche a usare Photoshop, imparando come funziona. Da lì in poi è stato un crescendo, nel senso che mi sono documentata, da autodidatta. Trovai un semplicissimo tutorial sull’HTML all’epoca, mi piacque tantissimo, e continuai a studiare, a cercare altri tutorial in rete. Libri in Italia… non c’erano granché all’epoca. Tutto in inglese. Anche gli articoli e tutto quello che era relativo a questo mondo era in inglese. Come oggi, ma all’epoca era ancora peggio, nel senso che oggi in italiano qualcosa si trova, ma più di 10 anni fa, no. E basta. Poi io ho continuato gli studi all’università e contemporaneamente continuai a fare docenza. Questo mi portò a fare docenza anche su Photoshop, su un pochino di HTML. Riuscivo a incanalare il mio interesse anche nel lavoro dell’epoca. Basta. Poi questa cosa si è evoluta. Io mi sono laureata in lingue, perché poi ho continuato. Era un peccato lasciare quello che stavo già facendo. Ho fatto due cose contemporaneamente, però una volta laureata, Carlo, ti devo dire la verità, ho continuato a fare web. Le lingue… sì, ho lavorato un po’ con le lingue, ma poi la mia passione era completamente un’altra cosa”.

Carlo: “Ma succede quasi sempre così. Si fa un percorso di studi che non corrisponde alle passioni”.

Manuela: “Sì, ma… anche perché poi non c’era niente. Se avessi avuto all’epoca la possibilità di studiare una cosa del genere, l’avrei fatto. Ma non c’era. Non c’era e, tra l’altro, il termine vero e proprio di web designer è uscito dopo, perché all’epoca c’era web master”.

Carlo: “Web Master, sì!”

Manuela: “Esatto, queste cose qui. Quindi, qualcosa relativo proprio al disegno, alla grafica inclusa all’interno di un progetto web non c’era ancora come idea”.

Carlo: “Scusami ma devo fermarti. Sei capace di andare avanti per ore!”

Manuela: “Va bene, va bene”.

Carlo: “Ti faccio direttamente la terza domanda, perché alla seconda hai già risposto. Nella seconda avresti dovuto parlarmi di come è nata la tua passione per il web design, ma l’hai già fatto”.

Manuela: “Ok”.

Carlo: “Quindi, terza domanda: Che cosa ti piace di più di questo lavoro? Disegnare? Sviluppare codice? Oppure, parlare con il cliente e fargli capire che certi colori non vanno bene per il proprio layout…?”.

Manuela: “Sì, io amo disegnare. Amo l’illustrazione. Infatti, utilizzo molto Illustrator per il disegno in genere. Photoshop lo utilizzo per la creazione di template, ma se devo disegnare utilizzo Illustrator. Come codice mi limito al front end, quindi HTML, CSS e jQuery. PHP lo sto ancora studiando, però quello che mi piace di più è proprio il disegno”.

Carlo: “E che cosa sai fare meglio? Cioè, voglio dire, ciò che ti piace e ciò che sai fare meglio coincidono oppure no?”.

Manuela: “Allora, sì, in realtà sì. Perché poi alla fine uno fa quello che piace. Poiché mi piace disegnare, mi sto specializzando negli attrezzi che mi permettono di avere un certo risultato. Ci sono altre cose su cui mi piacerebbe specializzarmi relativamente per esempio al jQuery… Queste cose qui. Però, preferisco fare una cosa alla volta, perché già in passato mi è capitato di trovarmi in una baraonda e di non sapere scegliere perché volevo fare troppe cose insieme. Ma fare troppe cose insieme non ti fa fare nulla allo stesso tempo. Quindi preferisco fare una cosa alla volta. Lo so, ci metterò tempo, però preferisco farla bene. Se la devo fare, la faccio bene. Questo è il periodo per esempio delle icone. Sto facendo delle icone. Mi diverte tantissimo disegnare icone… Quindi fatto questo e capito il meccanismo passerò a un altro tipo di disegno. Insomma, quando mi avrà soddisfatto il disegno in sé, allora passerò a cose un po’ più complicate relative al codice”.

Carlo: “Bene. Bene. Poi il lavoro è come una scala fatta di tanti gradini. Un gradino porta all’altro. Bisogna farne uno per volta, però”.

Manuela: “Esatto. Esatto”.

Carlo: “Senti, lavori con altri freelance? O lavori sola?”.

Manuela: “Io lavoro sola. Mi è capitato di lavorare con altri freelance. Mi è capitato di avere dei lavori da Giuliano Ambrosio, da Francesco Gavello. Mi è capitato di collaborare con altre persone. Mi è capitato anche, però, di voler dare un lavoro a qualcuno, nel senso… mi è capitato un paio di volte di essere alla ricerca di un programmatore che mi aiutasse su alcuni progetti. Due volte sono riuscita a trovarli, due volte sono spariti”.

Carlo: “In che senso?”.

Manuela: “È capitato un episodio in cui mi serviva un programmatore per lo sviluppo di un sito che non era WordPress, era qualcosa di più complicato. Era un e-commerce. Questo programmatore mi aveva dato la sua disponibilità e, dopo un giorno, due giorni di lavoro, questo tizio è sparito, nel senso che non si è fatto più trovare, non sono riuscita più a trovarlo, non mi rispondeva alle email, non mi rispondeva al telefono; sparito. Mi è capitata un paio di volte questa situazione. Mi hanno lasciato così e poi col cliente è difficile… insomma…”.

Carlo: “Recuperare”.

Manuela: “Sì, perché poi sei tu a fare una brutta figura, nel senso che la persona… il referente ero io. Quindi ho detto: vabbè, non è cosa mia. O forse è meglio che mi limito a quello che posso fare io, che… non lo so, questo punto qui è stato un poco problematico…”.

Carlo: “Non è stata una bella esperienza. Però vedi questo è il problema della scarsa professionalità e, a volte, della giovane età, perché la giovane età è spesso sintomo di irresponsabilità, di incoscienza. C’è un motivo se certe cose devono essere fatte entro certi binari con degli schemi… non perché noi si debba essere gente che segue gli schemi, per carità, però nel lavoro, sul mercato, ci sono delle regole e vanno rispettate. Quindi anche quando si cercano dei collaboratori, probabilmente, servono dei parametri di qualità… che non sia solo la passione per lo sviluppo in PHP, per esempio, ma anche un sito alle spalle, delle testimonianze…”.

Manuela: “Sì, è il contatto umano che va prima di tutto. Nel rapporto con i miei clienti io cerco sempre di essere reperibile. Nel momento in cui non riesco a finire una cosa che aveva una certa scadenza, li avviso prima, cerco di essere sempre il più visibile e contattabile possibile, in modo tale che posso rassicurarli nel caso in cui succeda qualcosa. Però, sparire… è un po’ infantile, come dicevi tu”.

Carlo: “Appunto. Senti, lavori da casa oppure in ufficio?”.

Manuela: “Lavoro da casa e, quando mi capita, lavoro anche in ufficio presso l’ente di formazione dove ogni tanto continuo a fare corsi di formazione. Li faccio ancora. E quando mi capita di dover fare un corso, mi porto il Mac in ufficio e faccio questo e quello”.

Carlo: “Però… non è un ufficio nel quale hai pensato di svolgere il tuo lavoro. Cioè, voglio dire, lavori prevalentemente da casa. Per l’altro lavoro che fa parte comunque della tua vita usi l’ufficio, ma non rappresenta l’ufficio del web designer”.

Manuela: “No, no. Casa mia è il mio ufficio. Ho la mia scrivania tutta attrezzata con tutti i miei libri, quaderni… E penso che poi, tra l’altro, avendo una bambina, diciamo, è la mia postazione migliore, perché posso gestirmi lei, la scuola, la casa… per una madre è molto importante avere un punto di riferimento che sia compatibile con la famiglia”.

Scrivania di Manuela Langella

Carlo: “Certo, ma pure per un padre…”.

Manuela: “Per la mamma è un po’ più difficile, però è vero, è così!”.

Carlo: “Senti, la prossima domanda te la devo articolare un po’ e consiste in questo: quando si sogna di fare un lavoro, quel lavoro viene un po’ idealizzato. Cominciando a praticarlo si scoprono poi quelle cose che prima non sapevi e che avresti voluto sapere. È successo nel tuo caso? Ci sono aspetti del tuo lavoro di web designer che non avevi messo in conto prima di cominciare a svolgerlo concretamente?”.

Manuela: “Sì, tanti, tantissimi aspetti. Questo però lo impari strada facendo. Oggi ti posso dire che chi vuole incominciare a fare il web designer ha dei tasselli che può conoscere prima, ma quando ho cominciato io, no. Io non sapevo di essere neanche freelance. Quando ho cominciato io, le cose le ho scoperte, le ho imparate man mano, ma non sapevo neanche che esistessero tantissimi determinati aspetti che fanno parte della vita di un freelance. Li ho imparati io, con il primo cliente, con la prima fattura, con tantissimi errori che ho fatto prima, tantissime cose che oggi — dico — avrei fatto meglio. Però è stato un bel percorso. È stato un percorso costruttivo, devo dire, faticatissimo. Tutt’ora, perché io sono come una spugna, cerco di assorbire quanto più posso. Quindi, cerco di leggere nei posti più impensati. Cerco — che ne so — di pigliare appunti nei momenti più particolari, proprio perché credo che la formazione non finisca mai, nel senso che sì, sei freelance, ma proprio per questo devi continuare giorno per giorno a crescere, a far crescere te stesso, insomma. Quindi tutto quello che io ho fatto in precedenza… non potevo sapere di arrivare a quello che sono oggi, proprio perché non conoscevo un percorso specifico”.

Carlo: “Riguardo alla formazione, l’abbiamo detto all’inizio che tu sei una persona che sta facendo un percorso e che lo sta facendo in un certo modo. Diciamolo in questa intervista che Manuela Langella è quasi la prima della classe!”.

Manuela: “Ahahah ti ringrazio”.

Carlo: “Una che si impegna moltissimo, è sempre presente. Questo ovviamente si vede. I risultati poi si notano. Vogliamo dire qual è il tuo sito? Facciamo un po’ di pubblicità, dai”.

Manuela: “Un po’ di pubblicità, sì. Il mio sito che però tra un pochino cambierà, perché già non mi piace più ahahah! Il mio sito personale è mlangella.com e poi ho creato da qualche mese un altro sito dove do risorse gratuite che si chiama mokreo, mokreo con la k, mokreo.com“.

Carlo: “Ahhh questo non lo conoscevo. Dopo lo vado a visitare. Vedete come è laboriosa!?”.

Manuela. “Ahahah sì, sì. Mokreo è proprio una valvola di sfogo, nel senso che quello che voglio creare al momento lo creo, se mi viene qualche idea, e poi lo do gratuitamente. Proprio ieri ho fatto un altro set di icone, te l’ho detto, mi appassionano in questo periodo e le distribuisco gratuitamente. Questo mi permette anche di imparare, perché fare, creare risorse è una grande scuola, nel senso che ti permette di applicare — che ne so — tutorial o qualcosa di nuovo che impari su delle risorse che poi dai via gratuitamente. È una cosa che mi piace molto questa”.

Carlo: “Il modo migliore per imparare è fare questo: è fare tutorial e spiegarli agli altri, perché sei costretto a imparare per fare un buon lavoro. E poi è la strada che hanno fatto i grandi nel settore del web design, come Nando e Sara, che hanno regalato tante risorse gratuitamente, prima di iniziare poi a strutturare delle piattaforme di tipo premium. Ma lo stesso Orman Clark, che è un altro big del web design internazionale, ha un sito sul quale rilascia gratuitamente una quantità enorme di risorse preziose, importanti, grafiche, che gli permettono non solo da fare community, quindi di creare interesse intorno al suo blog, ma anche appunto, come dicevi tu, di imparare. Perché poi ogni volta che ti lanci in una nuova sfida, come i device, i tablet di ultima generazione che creano nuove icone, e magari quindi noi web designer dobbiamo svilupparne di nuove per adattare la grafica del mobile a quella dei siti di tipo tradizionale. È una sfida continua. Sono d’accordo con te. Senti, però, ora parliamo di noi e di come ci siamo conosciuti: One Year Together. Dimmi un argomento a piacere. Esprimiti liberamente. Tira fuori tutte le sensazioni che ti provoca il pensiero di questo anno passato insieme. È stato bello? È stato brutto? Lo rifaresti? Scapperai lontanissima da noi? Vai tranquilla. Parla!”.

Manuela: “Ok! Allora, One Year Together l’ho cominciato a settembre dell’anno scorso, se non ricordo male, settembre/ottobre, e l’ho conosciuto tramite il seminario di Roma, sempre dello scorso anno, a cui ho partecipato — quello di quest’anno poi è stato il secondo, spero di riuscire a partecipare a più seminari possibili, perché è veramente una gioia partecipare!”.

Carlo: “Ti do un’anteprima, forse ne facciamo un altro quest’autunno…”.

Manuela: “Ah bene, sempre Roma?”.

Carlo: “Sempre Roma, sì, almeno penso, ma ti sto dando delle anticipazioni veramente a mio rischio e pericolo! Ahahah”.

Manuela: “Ahahah va bene, grazie. E quindi, niente… al seminario Nando parlò di questo corso e mi sono iscritta quasi subito, quando è cominciato. Come dice il nome, One Year Together dura un anno, un corso della durata di un anno. Quello che è particolare di questo corso, rispetto agli altri — perché ne ho fatto di altri, mi è capitato di spendere soldi per fare corsi che mi hanno un po’ delusa — nel senso che ci sono delle cose che un corso semplice non ti spiega, mentre tu poiché cerchi di essere un factotum e di sapere più possibile… non mi interessa sapere soltanto che Photoshop ti permette di fare — che ne so — il quadrato in quel modo, l’ombra in quell’altro modo. Non è quello che mi interessa. Quello che mi interessava erano altre cose. Tantissime cose di cui non ero assolutamente a conoscenza le ho conosciute tramite questo corso. Per esempio, Carlo, le tue prime lezioni…”.

Carlo: “Ecco, diciamolo…”.

Manuela: “Le prime mensilità. Giuro che io ho scoperto un mondo, nel senso che io del marketing non avevo la più pallida idea. Mi è capitato di avere sott’occhio guide che ti dicessero come fare per, però io non lo so perché, ma questa tipologia di guide è stata sempre una cosa di cui non mi sono fidata. Non ci ho dato mai tanto peso. In realtà, invece, da quando poi ho seguito le tue lezioni, e anche altre, ho cominciato a leggere i libri relativi a questo tipo di argomento — perché poi oltre quelli che tu hai suggerito nel corso ne ho letti tanti altri…”.

Carlo: “Certo, poi ti si apre un mondo, quindi…”.

Manuela: “Ti si apre un mondo e ne vuoi sapere sempre di più. Ed è veramente bellissimo. Questa cosa mi ha fatto scoprire argomenti di cui ero assolutamente allo scuro. Modi, comportamenti dell’acquirente, i tuoi comportamenti, quando vuoi vendere qualcosa, come fare, come vendere, come presentare… tante cose che in realtà sono, credo ancora oggi per qualcuno, un po’ un tabù, nel senso buono del termine. Fare soldi online è sempre stata vista, come dicevi anche tu in qualche lezione, come una cosa un po’ negativa. Invece non è così. Perché il fare soldi online non è necessariamente qualcosa che implica uno scopo negativo, imbrogliare qualcuno. Assolutamente no. Questa è invece una cosa che ha cambiato il mio concetto di marketing del web. Devo dire la verità. E quindi queste prime lezioni le ho sentite, le ho rilette, le ho sottolineate, ho fatto di tutto. Ho fatto una scomposizione di queste lezioni, perché poi magari c’era un argomento che mi interessava, i clic, Analytics, le parole chiave di Google, uno strumento che non avevo mai utilizzato. Poi mi sono andata a leggere altre cose relative, chi ne parlava, come si usava, i metodi migliori per cercare questo, quello… veramente bello. È stato appassionante. Ogni volta non vedevo l’ora che arrivasse la lezione successiva perché dovevo sentire che cosa si diceva. Ti ascoltavo mentre andavo al lavoro in macchina. Poi, dopo averti ascoltato, riprendevo il discorso, me lo andavo a rileggere nel pomeriggio. Insomma, ho fatto proprio un iter formativo!”.

Carlo: “Mi hai studiato proprio per filo e per segno!”.

Manuela: “Ti ho studiato, esatto. Ovviamente, ho studiato poi tutto quello che c’è dopo di te (le altre lezioni), anche se si tratta di una materia che già conoscevo (che ne so, Photoshop, HTML). Poi rimangono le ultime mensilità su cui sono andata un po’ più a rilento per questioni di lavoro. Però sono rimasta veramente contenta. Ho solo l’ultimo mese. Poi non so che fine farò…”.

Carlo: “Qui passiamo alla domanda successiva. Quali erano le tue aspettative quando hai cominciato il tuo percorso in One Year Together? E quali sono, se ci sono, i riscontri di quelle aspettative? Voglio dire, ti è servito questo percorso? E se sì in che modo?”.

Manuela: “Mi è servito tantissimo! Le mie aspettative erano che non avevo aspettative, nel senso che non sapevo esattamente di cosa trattasse il corso. Poi avendo avuto qualche delucidazione, mi si è accesa qualche lampadina. Che poi è stata confermata, nel senso che le lezioni che ho seguito veramente mi sono piaciute. È tutto compresso e nel modo giusto. Non ci si dilunga troppo, né ci sono tagli a qualcosa di importante che si potrebbe conoscere. Riscontri ne ho avuti in questo senso. E quello che mi è successo di positivo (è un’altra cosa che insegna il corso) è la fiducia in se stessi. Essere capaci di creare su se stessi un’immagine che devi portare poi avanti con fiducia. Per come ti poni, così la gente ti vede. Questo è un altro aspetto molto bello, molto positivo. Questo mi ha permesso, tramite questa psicologia, diciamo così, di creare Mokreo, che mi ha portato belle soddisfazioni, e di pormi diversamente con i clienti, nel senso che sono più sicura di me stessa”.

Carlo: “Bene. E sono sicuro che fra un po’ ci sarà anche qualche tuo infoprodotto in giro per il web”.

Manuela: “Spero di sì”.

Carlo: “Chi può dirlo, no!?”.

Manuela: “Vabbè, te ne dico una, va…”.

Carlo: “Vai, dilla!”.

Manuela: “Da un mesetto circa sono su Graphicriver.net, sto caricando le mie icone. Ho tre pacchetti di icone e ho fatto sei vendite. Nel momento in cui ti sto parlando ho fatto sei vendite. Queste sei vendite sono una cosa talmente minimale… ma mi rendono talmente felice che tu non hai idea!”.

Carlo: “No, no, ce l’ho l’idea. Ce l’ho eccome”.

Manuela: “Sono pochissime, però il fatto di sapere che sto creando una cosa che una persona scarica… è bellissimo! È un mondo, un mondo che si è aperto”.

Carlo: “Senti, è vero che sono io il tuo docente preferito in OYT?”.

Manuela: “Ahahahahha sì guarda fra te e Marco siete due macchiette. Quando vengo ai seminari mi faccio un sacco di risate con voi due. Sì, comunque, diciamo di sì!”

Carlo: “Diciamo di sì perché ti sto intervistando io, se ti intervistava qualcun altro, avresti detto diversamente ahahahah…”.

Manuela: “Per forza!”.

Carlo: “Vabbè, capisco il gioco dai. Senti, ci sono progetti per il futuro? Come si organizza un web designer con 13 mesi di formazione alle spalle?”.

Manuela: “Allora, si organizza che personalmente devo buttare tutto a terra e rifare un’altra volta tutto da capo. Nel senso che, sì, ho creato il sito, tutto quello di cui ti ho parlato prima, e l’ho fatto il terzo mese di formazione del corso. Ma adesso ne so molto di più. Quindi devo ributtare a terra e rifare. Anche perché voglio di più da me stessa. Quindi, i miei progetti per il futuro sono: ampliare le mie conoscenze e soprattutto cercare di fare più che posso nelle rendite passive, cercare di organizzare il più possibile questo mio piccolo mondo di rendite passive e vedere come va”.

Carlo: “Bene. Ultima domanda, Manuela: quali sono, secondo te, le tre cose che un aspirante Web Designer deve fare assolutamente per cominciare nel migliore dei modi?”.

Manuela: “Dunque, un aspirante web designer, attualmente, come ti dicevo prima, ha più possibilità di attingere a più cose. Quindi la prima cosa è darsi un’occhiata generale intorno, perché in questo modo può vedere vari aspetti del web design e che cosa lo affascina di più. Seconda cosa, scegliere una strada, perché scegliere una strada ti estrapola dal caos e ti permette di perfezionarti in qualcosa. Anche se, come ti dicevo prima, a me piace disegnare. Oggi sto facendo le icone. Mi perfeziono in quello. Domani farò un altro tipo di disegno che mi aiuterà a perfezionarmi. Quindi scegliere una strada che ti porti man mano a fare un gradino alla volta. Terza cosa, non farsi influenzare da nulla, perché questo è un campo molto competitivo. Non farsi mai abbattere perché troverai sempre chi è più bravo di te. Questo in tutti i campi. Però questo non lo devi vedere come un fattore limitante, lo devi vedere come una cosa a cui aspirare. Quindi, un input che ti permette di migliorare. Quando vedo delle belle grafiche — su Graphicriver do un’occhiata in giro per vedere cosa va di più, che cosa è più venduto — vedo delle cose fantastiche. Ci sono veramente degli artisti. Però questo non mi scoraggia, questo mi sprona, no? Mi invoglia a fare sempre meglio, a cercare di migliorare me stessa per creare dei prodotti sempre migliori. Quindi, non mollare mai. Questa è la cosa principale da tenere a mente”.

Carlo: “Perché poi, oltre che spronare, io uso anche questo ragionamento: se mi accorgo che ci sono delle persone più brave di me, queste ci saranno sempre. Ma se questa deve essere la logica in base alla quale decidere se fare una cosa, è sbagliato. Ci saranno probabilmente molte persone che ne sanno più di me. Però a me bastano 50 o 100 persone al mondo che ne sanno meno di me per farle diventare il mio mercato…”.

Manuela: “Esatto!”.

Carlo: “C’è sempre un mercato, perché c’è sempre chi ne sa meno di te, persone a cui tu puoi essere d’aiuto”.

Manuela: “Assolutamente sì!”.

Carlo: “Allora, Manuela, siamo arrivati alla fine. È stato bello e utile chiacchierare con te. Io ti ringrazio a nome mio, di Nando, di Sara e di tutti quelli che ci leggono, ci ascoltano e ci seguono instancabilmente all’interno di One Year Together. Sono sicuro che la tua storia, il tuo caso di studio, potrà essere da stimolo per molti aspiranti web designer freelance che ancora non trovano il coraggio per prendere di petto il loro destino e farne qualcosa di bello come stai facendo tu. Un saluto a tutti. Un saluto e un ringraziamento speciale a te, Manuela. Alla prossima!”.

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L'autore

Scrittore freelance ed esperto di content marketing. La sua filosofia è che tutti, grazie al web, possono lavorare in modo più intelligente e proficuo. E soprattutto in modo più autentico. Basta sapere come fare. Da febbraio 2013 ha deciso di accettare una nuova sfida e di entrare nel team di Your Inspiration per curare l’organizzazione e la produzione di contenuti, nonché il copy e la comunicazione aziendale.

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  1. Laureato in Letteratura alla Sapienza, sceglie il Web Design | Your Inspiration Web
    […] perdutamente. Luca è un veterano di One Year Together. Tra i primi a farne parte, insieme a Manuela Langella…